giovedì 16 ottobre 2014

I fumetti che hanno fatto l'Italia. L'anteprima esclusiva di Caffeina Magazine

Hanno incendiato le anime, condizionato il costume e annunciato rivoluzioni. Altro che armi di distrazione di massa, i fumetti hanno fatto la nostra storia accompagnando i mutamenti della società. Roberto Alfatti Appetiti, li racconta nel suo libro I fumetti che hanno fatto l'Italia. Eccone dieci, in esclusiva per i lettori di Caffeina Magazine.
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1) Tutto iniziò con il Corriere dei Piccoli. Ogni storia, individuale e collettiva, ha una data e un luogo di nascita. Per il fumetto italiano coincidono con il primo numero del Corriere dei Piccoli, popolarissimo supplemento settimanale del Corriere della Sera pensato per i più giovani. Arrivò in edicola il 27 dicembre del 1908.
2) Dalle pin-up di Boccasile all’epopea del fumetto erotico. Erano belle come Gino Boccasile le aveva fatte. Prosperose senza l’aiuto del chirurgo estetico. Parliamo delle pin-up di carta e inchiostro che anticiparono il modello femminile di seduzione degli anni Trenta. Un nuovo tipo di donna: non più angelo del focolare ma emancipata e libera. Vita esile, gonna stretta e petto in fuori, così si presenta tra il 1937 e il 1938 ai testosteronici giovani del Littorio dalle pagine, anzi dalle copertine, de Le grandi firme, il periodico fondato da Pitigrilli e diretto da Cesare Zavattini
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3) Come Tex nessuno mai. Sono in circolazione dal 1948 ma lei sembra avere bisogno di un certo restyling mentre lui, al contrario, non è mai stato messo in discussione. I coetanei sono la nostra Costituzione e Tex: della prima c’è chi vuole riformulare titoli e testi, del secondo non c’è titolo che non vada ancora letteralmente a ruba. Il paragone non vuole essere irrispettoso, ché l’eroe d’inchiostro più amato dagli italiani, ancora prima che un’inossidabile icona, è ormai un’istituzione.
4) Bassotti vs zio Paperone, una lezione contro il manicheismo. «Ciò che rende simpatico zio Paperone è la sua eroica fermezza e inflessibilità – scrive Buzzati – perché nel nostro mondo industrializzato, dove tutti i ricchi sembrano vergognarsi dei loro capitali, e si allineano con la cultura di sinistra, e invitano alle loro feste coloro che proclamano apertamente la loro intenzione di spogliarli, è confortante trovare un plutocrate che, senza pudori, ostenta lo splendore dei suoi miliardi, e se li tiene ben stretti. Un capitalista di carattere, finalmente».
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5) Diabolik, il primo nero di successo. Diabolik scontava l’aver archiviato come superato lo stereotipo, mutuato d’Oltreoceano, dell’eroe buono votato al salvataggio dell’umanità, della rassicurante se non proprio pedagogica lettura per adolescenti. Diabolik non può avvalersi di alcuna attenuante. Se fosse stato un proletario intento alla ridistribuzione dei redditi, il Soccorso Rosso si sarebbe speso per lui ma Diabolik ruba e non lo fa mosso dall’altruismo come un qualsiasi Robin Hood.
6) Gli anni di piombo, dal Commissario Spada all’assassinio di Alceste Campanile «I fratelli Cervi, la Resistenza, l’antifascismo – scrive l’emiliano doc Lucio Dalla nella prefazione – ma anche il fascismo aveva dei risvolti affascinanti». Anni da separati in casa per molte famiglie italiane. Anni che diventeranno di piombo, come l’uso netto quanto irreversibile del bianco e nero restituisce perfettamente. (Continua a leggere dopo la foto)


7) Ranxerox, un pugno nello stomaco dei benpensanti. L’estetica del coatto che troverà un interprete esilarante in Carlo Verdone, ha un progenitore meno pacioccone e decisamente più spigoloso: Ranxerox, il Pinocchio trash concepito nel 1978 da Stefano Tamburini. Un papà degenerato al quale nessun legislatore affiderebbe un’adozione, neanche a distanza.
8) Frank Frazetta e quei poster che alimentarono sogni rivoluzionari. Che si tratti di fantasy o fantascienza e persino di cinema e rock, infatti, non c’è genere che non sia stato influenzato dalla singolarità del suo stile ricco di colori forti, caratterizzato dal sapiente uso dei chiaroscuri e dalla cura estrema del particolare.

9) Tangentopoli, tutto iniziò con Paolino Paperino. Il primo iscritto nel registro degli indagati, pochi lo ricordano, è stato Paolino Paperino. Nell’albo dell’aprile 1988, intitolato Paperino portaborse – storia scritta da Giorgio Pezzin e disegnata da Guido Scala – brucia sul tempo persino Luciano Sandulli/Silvio Orlando, il professore di lettere che, nel richiamato film di Luchetti, lascia la cattedra per portare la borsa dell’onorevole Cesare Botero, il ministro delle partecipazioni statali interpretato da Nanni Moretti.
10) Da Capitan America a The Fixer, l’interventismo politico nei fumetti. Quando i supereroi, forti della loro popolarità, escono dalla neutralità ed entrano nell’agone politico, modificano ogni precedente equilibrio. Non devono contendersi le briciole delle tribune elettorali, non sono costretti a beccarsi come galli in avvilenti talk show per racimolare un po’ di visibilità.
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